Anch’io sono nata in Italia, sono cresciuta qui ma diciamo che ho avuto difficoltà a considerarmi Italiana per un bel po’. Questo era dovuto anche al fatto che fino alla maggiore età tecnicamente lo stato non mi considerava come tale, ma bensì un’extracomunitaria a tutti gli effetti. Per le poche persone che tuttora non sanno molto riguardo la legge di cittadinanza italiana, un/a bambino/a con genitori immigrati nato/a e cresciuto/a sul suolo Italiano deve aspettare di compiere 18 anni per acquisire la cittadinanza italiana. Dopodiché comunque ha solamente una finestra di un anno per fare domanda, cioè andare in Comune, prendere un appuntamento, presentarsi con la documentazione necessaria e solo dopo che quest’ultima sia approvata potrà fare il giuramento. Certo la può ottenere se uno dei genitori l’ha già ottenuta, ma il procedimento non è che sia proprio facile e sbrigativo.
Si arriva quindi a 18 anni a recitare queste parole: “Giuro di essere fedele alla Repubblica italiana, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi”. All’epoca non capivo la necessità di questo giuramento: non l’avevo mica fatto già per 18 anni? Perbacco, ero più italiana io di altri miei coetanei “italiani-italiani” che dispregiavano la musica italiana, si lamentano ogni 2×3 dell’Italia e idolatravano ciecamente tutto ciò che era americano, mentre io amavo anche Fantozzi, Renato Pozzetto, Cristina D’Avena e gli 883!
Insomma cresci in Italia, vai a scuola in Italia, studi tutto quello che c’è da sapere del Bel Paese, culturalmente vieni cresciuto come italiano/a e quindi ti senti al 100% come tale… però lo stato non ti riconosce come tale! E ti dici: maccheccazzo che assurdità è mai questa!!
Non essere tecnicamente italiani a livello burocratico aumenta il senso di ‘liminalità’ con cui noi figli d’immigrati cresciamo, se non di esclusione. La cosa ti pesa eccome, specie durante l’adolescenza. Per carità, il senso di esclusione lo proviamo tutti prima o poi nella vita, non c’è scampo, ma il mio e quello di molti altri figli d’immigrati è specifico ad un mancato senso di riconoscimento a livello governativo. Come un amore non corrisposto. C’è il rischio poi che questo sentimento possa trasformarsi in risentimento e manifestarsi in atti molto più gravi.
Il passaporto italiano lo vedi come una meta irraggiungibile, un privilegio.
Quando finalmente lo ricevi è come aver vinto la Champions.
Senza il passaporto italiano infatti non avrei potuto viaggiare in tanti dei paesi in cui sono stata in questi anni, ma soprattutto non avrei potuto intraprendere la carriera accademica a Londra, senza bisogno di visti/permessi e pagando ’solo’ la quota di £3200 come studentessa EU (invece che quella assai cospicua per gli studenti internazionali).
I problemi legati alla mia liminalità ci sono ancora e rimarranno sempre certo, ma quel libricino un senso d’inclusione maggiore me l’ha dato. Quindi perchè non risparmiare a molti altri ragazzi anni di fila all’Ufficio Immigrazione o in Questura, mancato senso di eguaglianza e facilitare il processo per la cittadinanza? Ecco…. Perché no, Senato? Perché si trova sempre un pretesto per rimandare la legge? Perché sui TG quando si parla dello Ius Soli Temperato si mostrano le immagini di barconi a Lampedusa, due ‘problematiche’ a se stanti che non c’entrano niente l’una con l’altra (partorire in Italia non comporterebbe ottenere la cittadinanza immediata e quant’altro)?
Io con questo inviterei i miei amici ‘italiani-italiani’ a informarsi su questo tema e a prendere una posizione, firmando la petizione in basso se si considera tutto ciò abbastanza assurdo. Anzi, vorrei invitare ogni singola persona che mi conosce a valutare la nostra amicizia, l’opinione che avete su di me. Mi avete mai visto come diversa? Il mio colore della pelle vi ha mai turbato? Salvo lo stupore iniziale, non siete riusciti a conciliare il fatto che parlassi un italiano quasi perfetto e avessi la pelle marrone? Vi ho dato modo di pensare che avrei fatto del male a voi e ai vostri cari? Che vi avrei derubato?
Se a queste domande avete risposto no, sappiate che ci sono molti altri bambini/ragazzi in Italia simili a me nella mia stessa situazione, che farebbero di tutto per essere riconosciuti come ‘Italiani’.
Quindi basta con la disinformazione ma soprattutto basta col silenzio!
Perché non è solamente una questione di civiltà ma anche di buon senso.